STO SEDUTO E ASPETTO | p. 9

Si capisce che gli uomini siano stanchi. Ultimamente, ne hanno passate tante e anche la salute lascia a desiderare. Le donne vivono ancora in media cinque anni più di loro e, anche se va riducendosi, il divario non è da poco. Bisogna che si riposino, poveretti. Dovendo scegliere come, pare abbiano deciso per il risparmio amoroso. Le statistiche, che i giornali ci raccontano con titoli giocosi (Il maschio chiede aiuto, La caduta del maschio, Maschio ritorna! e simili), forniscono puntigliosamente le cifre.
Sarà sicuramente vero, come dice l’Organizzazione mondiale della sanità, che ogni giorno nel mondo si consumano cento milioni di rapporti sessuali, ma la tabella occidentale è assai più rarefatta. Quasi la metà degli uomini “validi” si accoppia una volta ogni due mesi e c’è anche chi, in un anno, non lo fa mai: ed è un non insignificante dieci per cento. Chi lo fa con medie statistiche di qualche pregio, due volte a settimana, impiega allo scopo meno di due minuti netti. A Chicago come a Cantù, il sesso, più che altro, si guarda.

STO SEDUTO E ASPETTO | p. 31-32

La pervicacia con cui le donne chiudono gli occhi di fronte all’evidenza pare agli uomini inquietante e ammirevole, il segno misterioso ma certo di una qualche superiorità sentimentale. Ogni sgarbo, ogni dispetto, ogni frase raggelante, perfino il “No” inequivoco ripetuto più volte, come davanti a una tortura, si scontrano contro il muro di gomma del loro sorriso, imperturbabile e imperscrutabile come quello di Buddha nel nirvana. E non c’è “Dobbiamo parlare” che tenga, non c’è modo di estorcerle neanche un generico “Cosa c’è?” Feroce e impavida, l’abbandonanda va dritta per la sua strada. Ignora. Sa che domandare sarebbe l’inizio della sua sconfitta e dunque sorride e tace. In confronto all’abbandonanda, le tre scimmiette “Non vedo, non sento, non parlo” sono dilettanti. In più, lei ha il Tavor. Si capisce che talvolta, pur di liberarsene, l’uomo ricorra alla denuncia penale, inventandosi stalking e martellate sul parabrezza della sua macchina. Se invece l’uomo ha un ruolo pubblico, gli basta un fotografo. L’esempio di François Hollande ha fatto scuola. Anche se, a essere sinceri, nelle foto pubblicate su “Closer”, il presidente dei francesi risultava parecchio ridicolo, con il casco integrale, su un traballante motorino aggrappato alla schiena della guardia del corpo che guidava. Ma che tenerezza vederlo, scatto dopo scatto, scendere davanti al portone dell’adorata amante di nome Julie e di professione attrice, ravviarsi i pochi capelli, e poi suonare al portone del palazzo dove era collocato il nido d’amore, a poche centinaia di metri dall’Eliseo coniugale. Con in mano un profumato sacchetto di croissant. Poi, è vero, la compagna detta Rottweiler, che fino al pubblico disvelamento aveva taciuto e ingoiato, gliel’ha fatta pagare. Tentato suicidio (forse) con ricovero in diretta televisiva, dichiarazioni strappalacrime, e perfino un memoriale volto a distruggergli l’elettorato. Senza al momento risultati definitivi.

HO PAURA DI INNAMORARMI | p. 67-68

Tra maschi e femmine, siamo noi le coraggiose. Quelle che la passione proprio la vogliono. Non importa quello che si rischia. È la nostra droga, la passione. O almeno la speranza di poterla trovare. Con una determinazione che sconcerta gli uomini, le donne la chiedono adesso all’amante. Molti meno soldi, regali, case, prebende, cariche, ruoli, incarichi, direzioni di giornali, programmi televisivi del sabato sera. Molti più abbracci roventi sulla scrivania del di lui ufficio o dietro l’armadio delle scope, molte più notti insonni ad amoreggiare al telefono per insostenibile turbamento nel vedersi. Molte più lettere, molte più lacrime, molte più emozioni, fino alla più ambita e drammatica, lo scoppio in singhiozzi nel momento cruciale, a significare un colpo al cuore piuttosto che il vieto e volgare appagamento più in basso. Il matrimonio non interessa che a poche, essendo la maggioranza delle libertine già stabilmente legate. Ma si pretende una totale disponibilità di tempo, una devozione senza requie e senza scuse, un votarsi missionario alla passione che libera da ogni altra infima questione quotidiana. All’amante non si concede nessuna via di scampo, nessuna libera uscita. L’amore-passione è una calotta afosa che talvolta, succede, toglie il respiro al pur bramato oggetto di tanta febbre. L’amante scappa. Perché l’amore terrorizza l’uomo del nuovo secolo più di tutto, forse perfino più dell’infarto e del cancro alla prostata. E si rafforza e cresce l’idea della passione come insopportabile sfinimento. Figurarsi se, con tutto quello che ha da fare, l’uomo ha tempo per occuparsene. Se mai, va a giocare a tennis.

E SE POI MI DICE DI SÌ? | p. 92-93

E tuttavia, benché gli uomini non se lo dicano e non vogliano sentirselo dire, il problema è un altro. “Sii uomo.” Ecco la frase che ossessiona gli uomini, almeno quanto le donne sono inseguite fin dall’infanzia dal feroce comandamento: “Comportati bene.” Come se non bastassero i venticinque dogmi allineati come condanne da Kipling vale la pena riportarli, perché l’elenco ha una sua terribilità che si perde nel resoconto.

PARLIAMO TUTTA LA NOTTE, TI PREGO | p. 145-146

E invece bisogna capire che la via della tenerezza, essendo piuttosto nuova, richiede a chi la pratica un impegno totalizzante. Guai a distrarsi col fuoco della carne. Alexis scostò le coperte e il lenzuolo, prese in braccio quella figura infantile avvolta nel tessuto trasparente, la posò sul letto e la coprì. Poi riempì d’acqua un bicchiere, si frugò in tasca e ne trasse un flacone di pasticche per dormire. “Prendi questa.” Jenny inghiottì la pillola. “Non andrai mica via? Vieni qui, vieni a letto.” Alexis si tolse le scarpe e la giacca e si distese. Non c’era abbastanza spazio per tutti e due. “Ti voglio. Voglio appartenerti completamente.” “Zitta, zitta, cara.” “Guarda che qualcosa dell’amore la so anch’io, visto che vivo in questa casa.” “Non parlare più.” Jenny gli si era avvinghiata con tanta forza che anche dopo che il sonnifero ebbe fatto il suo effetto Alexis impiegò un quarto d’ora per liberarsi dalla sua stretta e sgusciare pian piano fuori dal letto. L’apprendistato di Alexis alla tenerezza richiede il conforto di appassionate sedute di sesso in altri letti, che per un giovane inglese di bell’aspetto, dai modi cortesi e dal fine sentire, all’inizio dell’educazione sentimentale, nella Provenza dei primi anni cinquanta, non sono difficili da trovare. Intanto Jenny aspetta.

E ADESSO COME NE ESCO? | p. 205

Io sono ottimista. Se, uomini e donne, diventiamo persone, non possiamo non incontrarci. Staremo accanto, in piedi. Ciascuno sulle sue gambe. Tu e io. Ma insieme.